Tch'an e Sumi-e, l'arte di scrivere dipingendo e di dipingere scrivendo con il nero di china.
Tch'an, è una tecnica pittorica nata in Cina, ha trovato una forte eco in Giappone dove è chiamata Sumi-e; in entrambi i paesi ha continuato a svilupparsi soprattutto grazie ai monaci buddisti nomadi.
Da questo stato, unico ed irripetibile, nasce l'arte, nessuna opera è identica all'altra, con questa consapevolezza non si corre il rischio di una ripetizione monotona della tecnica acquisita.
E' l'arte dell'istantaneità, quello che è fatto è fatto e non si torna indietro. L'opera compiuta risulta essere il testimone del percorso dell'autore: l'errore non va cancellato ma preso come spunto per il miglioramento e traccia dell'evoluzione compiuta.Quando l'artista ha raggiunto lo stato meditativo comincia l'esecuzione manuale con gesto rapido e sicuro. Come tutte le arti di raffinata ricerca interiore il corpo partecipa e trasmette il movimento come una morbida danza che attraverso ritmi e pause disegnano il tratto in maniera precisa.
Durante la creazione l'artista resta nella posizione seiza o a gambe incrociate, il corpo è rilassato affinché l'energia possa fluire fino al pennello, il movimento del corpo segue l'esecuzione e il respiro determina il ritmo del tratto. La centratura e lo sviluppo dell'hara sono in stretto rapporto con l'armonia dell'esecuzione.
Appena il pennello viene appoggiato, non si può più esitare. Il pennello deve inevitabilmente muoversi in modo naturale, così come il sole sorge la mattina e tramonta la sera Per dipingere viene usato solo l'inchiostro di china nero e anche questa scelta denota la ricerca dell'essenzialità, senza fronzoli; anche la preparazione dell'inchiostro di china si trasforma in un rito che ogni artista compie da se usando la fuliggine di pino. L'uso del solo nero impone all'artista di giocare con le sue tonalità per ricreare la luce, in un continuo gioco di chiari e scuri nelle gradazioni del grigio. La pressione e il ritmo dati alla pennellata determineranno la vivacità dell'opera e la sua natura profonda.
Non c'è paura del vuoto, non si tende a completare il foglio ma ad armonizzare gli spazi dipinti con quelli bianchi considerati una pausa di silenzio del disegno per questo lo spazio dedicatogli deve essere sapientemente strutturato.
Secondo la filosofia zen a cui queste arti pittoriche si ispirano, un paesaggio o un oggetto non sono una "natura morta" bensì soggetti dotati di un'anima; è compito dell'artista rivelarla ai nostri occhi, che spesso non sanno vedere al di là della forma.
Tch'an e Sumi-e sono quindi innanzi tutto una "scuola del guardare"; non è un caso se era praticata dai monaci buddisti: come in tutte le arti orientali viene trascesa la semplice ricerca estetica la pratica trasforma l'uomo, il modo di essere, di guardare il mondo e di aprirsi alla bellezza e alla consapevolezza nella realizzazione di un cammino interiore.